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sabato, maggio 23, 2009
...con il nastro bianco... Das Weisse Band;
Michael Haneke regista di 'funny games' e 'la pianista' rischia di vincere a Cannes... sinceramente lo spero i suoi film non solo sono tecnicamente bellissimi, ma riescono ad essere sempre e comunque un pugno nello stomaco... al Torino Film Festival nel 1997 mi ero accatato questo ottimo libro: "Michael Haneke, Alexander Horwart e Giovanni Spagnoletti, 1998, Edizioni Lindau". In quel testo Haneke dichiarava espressamente il suo concetto di violenza... il dolore nel cinema non deve avere nulla di estetico, il male è meschino e squallido... Come ben scritto dalla Tornabuoni in molto suoi film "gli invasori torturano l'uomo e lo uccidono. [...] Non rubano, non spiegano: il regista Haneke ritiene che ogni spiegazione sia rassicurante e razionalizzi una violenza invece enigmatica". 'Il nastro bianco' è un nuovo passo sempre sul tema sulla violenza e le sue origini; infatti quale può essere l'elemento più archetipico della violenza se non il Nazismo? Pasolini in 'Salò o le 120 giornate di Sodoma' (1970) è stato la più importante fonte di ispirazione insieme a Bresson per haneke... quel libro l'ho divorato e da quel giorno ho cominciato ad amare alla follia tutto il cinema di Robert Bresson ('Au hasard Balthazar', 'Mouchette' e 'Il diavolo probabilmente'. Insomma tutta 'sta digressione per dire che 'il nastro bianco' (Das Weisse Band) ora in programmazione è già tra i film che assolutamente vedrò... d'altronde sembra che per un po' saremo orfani delle opere imprescindibili di Vanzina...
Mariuccia Ciotta dixit in i piccoli mostri educati alla morte In gara, il regista austriaco Michael Haneke scrive con il suo film «Il nastro bianco» un implacabile diario d'epoca. È un flashback storico, vero incubo che descrive il sistema pedagogico che allevò la generazione nazista. 1913, un villaggio della Germania del nord, ma l'atmosfera è quella di una comunità Amish, dominato da un glaciale ordine repressivo. Ai vertici il pastore protestante, il medico, il barone che dettano legge alle anime e ai corpi di poverissimi contadini e a uno stuolo di bambini e adolescenti, tutti biondi e inespressivi, terrorizzati dalle punizioni psicologiche e corporali inflitte dagli adulti. Il nastro bianco (Das weisse band) del regista austriaco (ma nato a Monaco) Michael Haneke, in gara, kolossal in bianco e nero di 2 ore e 25', pensato inizialmente come miniserie tv in tre parti, flash-back storico sulla genesi della disumanità, è un film che illustra «un sistema di educazione dal quale è emersa la generazione nazista», secondo il regista che ha presentato qui a Cannes nel '97 Funny Games e La pianista, Gran premio della giuria 2001, premiato anche per la migliore interpretazione di Isabelle Huppert (presidente della giuria di questa edizione). Attirato dalle dinamiche della perversione, Haneke (studioso di filosofia, psicologia e regista di teatro) realizza un film collettivo composto di quadri fissi, una sequenza di fatti ordinari disturbati da strani, perturbanti episodi in un crescendo di misteri e orrori inspiegabili. Il medico del paese cade rovinosamente da cavallo, qualcuno ha tirato un cavo nell'erba, un campo di cavoli è devastato da una falce, il figlio del barone viene ritrovato frustrato a sangue, brucia il fienile della dimora patrizia, un ragazzino handicappato è sottoposto a crudeli sevizie che lo acciecano, morti inspiegabili, suicidi... Rituali punitivi che restano senza nome. Ma non siamo a Twin Peaks. Qui regna una calma mortifera, dominata dalle direttive del pastore che educa i suoi figli a una totale ubbidienza in nome dell'«innocenza», simboleggiata da un nastro bianco che i bambini sono tenuti a portare al braccio, se sbagliano, frustrate per il «vostro bene». Disciplinati come soldatini, i ragazzini restano impassibili, uno viene legato al letto per evitare che si masturbi, la figlia maggiore è umiliata in classe, e anche il medico non è da meno, corrotto e incestuoso, probabile artefice della morte della moglie, amante sprezzante della governante, padre presunto del ragazzino down, scampato a un aborto malriuscito... Una collezione di misfatti sotto la cappa della disciplina e della purezza della comunità che si copre a vicenda. Haneke è implacabile nel suo diario d'epoca, commentato dalla voce fuori campo dell'istitutore del paese, il testimone incaricato di trasmettere la memoria storica della «covata maledetta». Sì, perché siamo nel Villaggio dei dannati (Carpenter, 1995), nella specie «aliena» che alla vigilia della prima guerra mondiale si allena alla seconda. Un uccellino crocifisso dalle forbici che giace infilato sulla scrivania del pastore fa da simbolo della vendetta. È Il gioco dei bambini di James G. Ballard che aleggia, il seme della violenza non colpisce però solo gli adulti responsabili ma si rivolge ai più deboli, vittime delle vittime. Ecco come nasce un soldatino nazista, il torturatore torturato, il futuro soldato del terzo Reich. E non si può dimenticare Education for Death, il corto di animazione che Walt Disney realizzò nel 1943, quando gli Studios di Burbank erano a servizio di Roosevelt. Un incubo fiammeggiante a cartoni animati tratto dal libro di Gregor Ziemer, pedagogista americano di stanza a Berlino che scrisse un reportage sul sistema educativo nazista, ovvero come uno scolaro timido è trasformato in un feroce sterminatore. Haneke non ha la leggerezza e il fuoco creativo di Carpenter, di Ballard e di Disney, è un compilatore di danni mentali, un moralizzatore per mezzo di visioni apocalittiche. Il nastro bianco è un film che vale come documento e monito, lavoro meticoloso che osserva da lontano lo schiudersi dei mostri.
Ecco alcuni dei suoi film che consiglio per passare due piacevoli ore nel inquietudine e nell'angoscia: FUNNY GAMES R. e sc.: Michael Haneke. Fot.: Jürgen Jürges. Int.: Susanne Lothar, Ulrich Mühe, Arno Frisch, Frank Giering, Stefan Clapckynski. Austria, 1997, col., 103’. Una normale famiglia borghese in vacanza nella propria casa sul lago accoglie due giovani dall’aria per bene, Peter e Paul. Dopo la gentilezza iniziale, i due ragazzi svelano la loro natura sadica che li condurrà, senza alcun motivo apparente, a seviziare e uccidere tutti i membri della famiglia.
LA PIANISTA R. e sc.: Michael Haneke, dal romanzo The Piano Teacher di Elfriede Jelinek. Fot.: Christian Berger. Int.: Isabelle Huppert, Annie Girardot, Benoît Magimel, Susanne Lothar, Udo Samel. Francia/Austria, 2001, col., 130’. La storia sconvolgente della graduale autodistruzione di una matura insegnante di pianoforte al Conservatorio di Vienna. La figlia Erika, legata alla madre da un rapporto di odio-amore, è a sua volta divisa fra il piacere della musica e i suoi più torbidi desideri, che la spingono a frequentare i peep-show e i cinema porno, e a spiare le coppie appartate. Finché i suoi desideri repressi non esploderanno. Gio. 3 nov. (h 21.30)
STORIE – RACCONTO INCOMPLETO DI DIVERSI VIAGGI R. e sc.: M. Haneke. Fot.: Jürgen Jürges. Int.: Juliette Binoche, Bruno Todeschini, Thierry Neuvic, Sepp Bierbichler, Alexandre Hamidi, Paulus Manker, Didier Flamand. Germ./Rom., 2000, col., 117’. Più storie che si intrecciano e si (ci) interrogano sulla sempre più forte incapacità di comunicare contemporanea legata a temi quali l’immigrazione, la xenofobia, l’alienazione urbana, l’indifferenza sociale. E su tutto una cappa di violenza mai dichiarata ma incombente.
IL TEMPO DEI LUPI R. e sc.: Michael Haneke. Fot.: Jürgen Jürges. Int.: Isabelle Huppert, Béatrice Dalle, Patrice Chéreau, Rona Hartner. Francia/Austria/Germ., 2003, col., 110’. Una famiglia alto borghese trova la propria casa di campagna occupata da profughi disperati. La violenza esplode: il capofamiglia viene ucciso, la madre e i due figli spogliati di tutto e costretti a vagare in un paesaggio popolato da orde sempre più numerose di uomini senza più nulla e ridotti allo stato di animali.
(The essential disturbance: iquida.it/michael-haneke
(The essential disturbance: sentieriselvaggi)
? anKor at : 14:26:00
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