
lunedì, aprile 05, 2004
...un triste film molto bello...
intraducibile;
cosa ho fatto ieri mattina?
nella domenica di apertura eccezionale ho comprato al centro commerciale quattro confezioni di Nelsen piatti verde
sconto del mese al carrefur, alcune commesse sfrecciano tra i reparti surgelati con roller argentati
a mezzogiorno?
pranzo a base di 4 salti in padella findus
bavette ai frutti di mare, sapore disgustoso e terribile, non credo che quei pesci abbiano mai visto il mare
alle quattro di pomeriggio?
ho visto 'Lost in translation' di sofia coppola
nella sua ultima settimana di programmazione,in una sala periferica con le sedie scomode.
Parcheggio di fronte al distributore della ERG
tre ragazzi testa di gel e Lonsdale attillate
mangiano il gelato in compagnia di una ragazza
che mostra il suo nuovo nokia,
noto che lo muove nell'aria con strani movimenti
forse eseguendo alcune foto
con pochi megapixel.
Alcuni mesi orsono,
albergo a quattro stelle nella trasferta a Milano
a pochi passi dalla Oracle
mi ingozzavo di coca-cola e mtv.
Tre di notte.
Alzavo il volume quando passavano i blink 182.
'Rock show'
Perfetta sintesi video della ribellione concessa,
asettica.
Pulita.
Il punk tradotto.
Se, come nel film, fossi in trasferta a migliaia di kilometri da te
mi sentirei male...
forse farei amicizia con l'unica forma di vita sensata...
forse
anzi
sicuramente mi perderei.
Il lavoro ci aliena dagli affetti anche se sono a pochi centimetri da noi.
Talvolta.
'Lost in translation', ambientato in Giappone.
Il film di Sofia Coppola racconta di quei particolari momenti della vita nei quali incontri delle persone che, all’apparenza, non hanno nulla a che fare con te e con il tuo mondo, eppure riesci a instaurare con loro un rapporto straordinario e inaspettatamente profondo.
Bob, un attore televisivo che pubblicizza alcool e
e Charlotte, la giovane moglie di un fotografo più o meno rampante,
si incontrano per caso.
Due destini che si aiutano,
tentano di sopravvivere allo spaseamento.
Cercano di superare la sensazione di perdere se stessi.
Vien da dire che è naturale che un angelo in slip rosa ci salvi la vita.
Perdersi è come franare su terreni argillosi.
Non importa se questi terreni hanno migliaia di luci colorate al neon...
rosso kawasaki,
arancione tamagotchi,
bianco karaoke,
rosa fumetto manga,
giallo acido arcade tipo Dance Dance Revolution,
verde sushi,
blu sony...
Le culture diverse non sono necessariamente incompatibili.
Quello a cui non riusciamo ad abituarci è la componente disumana dei vari non luoghi.
La componente brutale delle trasformazioni moderne.
L'ultra-tecnologia che vincola gli equilibri societari.
La realtà non è mai televisiva, categorica, traducibile.
Se fossi lontano da te non potrei mai colmare il vuoto di queste distanze.
Se fossi lontano da te mi perderei nel
buio di una notte
insonne.
(The essential disturbance: ...when an English phrase is translated)
? anKor at : 15:02:00
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nella domenica di apertura eccezionale ho comprato al centro commerciale quattro confezioni di Nelsen piatti verde
sconto del mese al carrefur, alcune commesse sfrecciano tra i reparti surgelati con roller argentati
pranzo a base di 4 salti in padella findus
bavette ai frutti di mare, sapore disgustoso e terribile, non credo che quei pesci abbiano mai visto il mare
ho visto 'Lost in translation' di sofia coppola
nella sua ultima settimana di programmazione,in una sala periferica con le sedie scomode.
Parcheggio di fronte al distributore della ERG
tre ragazzi testa di gel e Lonsdale attillate
mangiano il gelato in compagnia di una ragazza
che mostra il suo nuovo nokia,
noto che lo muove nell'aria con strani movimenti
forse eseguendo alcune foto
con pochi megapixel.
Alcuni mesi orsono,
albergo a quattro stelle nella trasferta a Milano
a pochi passi dalla Oracle
mi ingozzavo di coca-cola e mtv.
Tre di notte.
Alzavo il volume quando passavano i blink 182.
'Rock show'
Perfetta sintesi video della ribellione concessa,
asettica.
Pulita.
Il punk tradotto.
Se, come nel film, fossi in trasferta a migliaia di kilometri da te
mi sentirei male...
forse farei amicizia con l'unica forma di vita sensata...
forse
anzi
sicuramente mi perderei.
Il lavoro ci aliena dagli affetti anche se sono a pochi centimetri da noi.
Talvolta.
'Lost in translation', ambientato in Giappone.
Il film di Sofia Coppola racconta di quei particolari momenti della vita nei quali incontri delle persone che, all’apparenza, non hanno nulla a che fare con te e con il tuo mondo, eppure riesci a instaurare con loro un rapporto straordinario e inaspettatamente profondo.
Bob, un attore televisivo che pubblicizza alcool e
e Charlotte, la giovane moglie di un fotografo più o meno rampante,
si incontrano per caso.
Due destini che si aiutano,
tentano di sopravvivere allo spaseamento.
Cercano di superare la sensazione di perdere se stessi.
Vien da dire che è naturale che un angelo in slip rosa ci salvi la vita.
Perdersi è come franare su terreni argillosi.
Non importa se questi terreni hanno migliaia di luci colorate al neon...
rosso kawasaki,
arancione tamagotchi,
bianco karaoke,
rosa fumetto manga,
giallo acido arcade tipo Dance Dance Revolution,
verde sushi,
blu sony...
Le culture diverse non sono necessariamente incompatibili.
Quello a cui non riusciamo ad abituarci è la componente disumana dei vari non luoghi.
La componente brutale delle trasformazioni moderne.
L'ultra-tecnologia che vincola gli equilibri societari.
La realtà non è mai televisiva, categorica, traducibile.
Se fossi lontano da te non potrei mai colmare il vuoto di queste distanze.
Se fossi lontano da te mi perderei nel
buio di una notte
insonne.
