Tank Girl by Jamie Hewlett
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  • sabato, febbraio 14, 2004


    ...quello striscione 'gobbo' a san siro...
    qui dove non si cantano mai i Queen;
    spara milla spara, spera milla speranon vincete mai
    non vincete mai
    è vero
    è perchè dovrei vergognarmene?
    Ho imparato a prendermi le mie bordate
    le mazzate
    scoppolate
    comunque vado avanti
    andiamo avanti
    un striscione non fa che affermare una constatazione
    il sole è grande
    la birra costa troppo
    il fumo fa male
    non vincete mai

    non ci sono punti esclamativi
    in quello striscione
    oggi
    il giorno dopo
    sono deluso
    sconfitto
    affranto
    ma non me ne frega niente lo stesso
    ho imparato ad andare avanti
    non abbiamo santi in paradiso
    e nemmeno stanno facendo il tagliando per entrarci a settembre
    ci piace correre
    a più non posso
    per le strade di periferia
    lontani dai guai
    che puntualmente ci sorprendono alle spalle.
    La felicità non vive nella vittoria
    ho ucciso la volpe mangiandogli l'uva
    la felicità nasce dal sentirsi parte di un gruppo
    forte
    coeso
    solido
    e che non vince mai.



    .
    .
    .
    .
    Poi quando perdiamo con la juve la tristezza mi porta a pensare a Francoforte:
    Adorno e Horkheimer avevano coniato la locuzione "industria culturale", che alludendo alla "preordinata integrazione, dall'alto, dei suoi consumatori", attira subito l'attenzione sul fatto che il consumatore non è per nulla, come si vorrebbe far credere, il sovrano, il soggetto di tale industria, bensì è il suo oggetto. Infatti l'industria culturale suscita i bisogni e determina i consumi degli individui, rendendoli passivi ed etero-diretti, annullandoli come persone e riducendoli ad una massa informe.
    Il mercato di massa impone standardizzazione e organizzazione: i gusti del pubblico e i suoi bisogni impongono stereotipi di bassa qualità. Succede però che in questo circolo di manipolazione e di bisogno che ne deriva, che l'unità del sistema si stringe sempre di più. Sotto le differenze, rimane l'identità di fondo: quella del dominio che l'industria culturale persegue sugli individui: "ciò che di continuamente nuovo essa offre non è che il rappresentarsi in forme sempre diverse di un qualcosa di eguale".
    "La società è sempre la vincitrice e l'individuo è soltanto un burattino manipolato dalle norme sociali. L'influenza dell'industria culturale, in tutte le sue manifestazioni, porta ad alterare la stessa individualità del fruitore: egli è come il prigioniero che cede alla tortura e finisce per confessare qualsiasi cosa, anche ciò che non ha commesso.
    "I mass media non sono semplicemente la somma totale delle azioni che descrivono o dei messaggi che si irradiano dalle azioni. I mass media consistono anche in vari significati sovrapposti l'uno all'altro: tutti collaborano al risultato". La struttura multistratificata dei messaggi riflette la strategia di manipolazione dell'industria culturale: quanto essa comunica è stato da essa stessa organizzato allo scopo di incantare gli spettatori simultaneamente a vari livelli psicologici. Il messaggio nascosto, può essere più importante di quello evidente, poiché questo messaggio nascosto sfuggirà ai controlli della coscienza, non sarà evitato dalle resistenze psicologiche nei consumi, ma probabilmente penetrerà il cervello degli spettatori.
    FONTE


    (The essential disturbance: logo R.I.P.)

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    ? anKor at : 09:57:00 0 Commenti